Il ricorso contro il nuovo ospedale: “Documenti secretati e interessi pubblici non tutelati”

I legali spiegano i motivi dell’opposizione al Tar Abruzzo per conto della Uil Fp, del consigliere comunale Fracassa e di quello regionale Cipolletti

TERAMO – Mancanza di valutazione comparativa degli interessi pubblici ma soprattutto carenza di motivazione del percorso logico-giuridico che ha portato all’individuazione del sito di Piano d’Accio quale più idoneo ad ospitare il nuovo ospedale di Teramo. Sono queste le principali motivazioni alla base del ricorso al Tar Abruzzo, presentato dagli avvocati Diego De Carolis ed Eugenio Galassi, contro la delibera della giunta regionale che approva lo studio di fattibilità della Asl di Teramo. A firmarlo, il segretario regionale della Uil Fp, Alfiero Antonio Di Giammartino, il consigliere comunale di Futuro In, Franco Fracassa e il consigliere regionale indipendente Marco Cipolletti.

All’incontro con la stampa per illustrare i motivi del ricorso c’erano alcuni rappresentanti dei comitati cittadini, a partire dai presiedenti dei quartieri di Villa Mosca, Demetrio Rasetti, di Teramo Stazione, Siriano Cordoni, della Cona, Domenico Bucciarelli, ma anche ex amministratori come l’ex sindaco Angelo Sperandio, Raffaele Raiola dell’Associazione Teramo Città Solidale, Christian Francia di Teramo 3.0.

Secondo l’avvocato De Carolis, la Asl avrebbe individuato il luogo della realizzazione individuando anche i proprietari dei terreni da espropriare, individuando così un indennizzo per i loro interessi, ma senza tutelare gli altri portatori, ovvero i cittadini destinatari del bene pubblico della sanità: avrebbe cioè violato l’obbligo di fornire adeguate motivazioni che spiegassero la scelta, in particolare ‘secretando’ la documentazione relativa, non disponibile nemmeno con richiesta di accesso agli atti.

Sull’aspetto della ‘irragionevolezza’ della scelta di Piano d’Accio ha insistito Di Giammartino, che ha rilanciato l’ipotesi invece di sfruttare i finanziamenti disponibili sull’ampliamento e la ristrutturazione dell’ospedale Mazzini o in caso anche dell’area a vocazione sanitaria di contrada Casalena: “Pensare di dover accendere un mutuo per i 250 milioni di euro necessari alla realizzazione dell’opera – ha detto il sindacalista Uil – significa penalizzare ancor più la sanità disponibile per i teramani, che già soffrono disagi, ad esempio, dalle liste di attesa“.